Spirito
Eros
Dal cassetto

Dal vuoto, l’amore

Occorrono i nervi della menzogna. Ma si può. Strappare dalla radice. Il cuore. Vederlo pulsare rosso sul palmo. Stringere a pugno. E voltando la nuca scagliarlo per terra. Si può. Guardare il cuore lì per terra ai nostri piedi. Prendere una manciata di polvere e lasciarla cadere a cascata. Sul cuore. Poi un’altra manciata di polvere. E lasciarla cadere a cascata. Sul cuore. Atto austero. Preciso. Manciata di polvere. Che cade. A cascata. Sul cuore. Fino a coprire tutto. Il cuore.

Ora governa l’aridità. I profumi non indicano strade. Squalificato il corpo come il gusto dall’ingoio. Ridotta la pacca a stretta di mano e il Fallo a pisello. Nella prigione della testa fino alla fine della carne. Tessere ragnatele. Pensieri in cerchio si rincorrono. Futuro a ripetere. Criceto autistico. Inferno dove digrignare vien detto riso. Plastica. Plexiglass. Polistirolo. All’orizzonte l’orizzontale. L’ipnosi della misura è il mantra dei matematici. L’atto solo servo del calcolo.

Allegria gente. Uno più uno fa sempre tre. Lo sa anche un bambino, dai.
Senza farla troppo lunga. Il Miracolo è una cosa che sta lì.
Serve spogliarsi. Tuffarsi. Nelle Acque Dolci.

Lunga è la via per il Fiume. Come lunga è quella per la Docilità. Occorre tutto per poter perdere. Volere tutto. Per finalmente perdere. Occorre la volontà di Ulisse e di un certosino la pazienza. Occorre la lacrima del dolore e il grido ancor di più. Vomitare sangue concorre a stare nel rapporto come concorre la bestemmia. E poi, profonda come il cielo deve essere la speranza. Come il desiderio dev’essere la speranza. Infinita.

Lunga è la via per il Fiume. La preghiera è sorella silenziosa. La preghiera partecipa alla muta del serpente. Non siamo cipolle. Abbiamo il cuore! E’ cosa grande. E’ cosa di tenerezza infinita! E’ cosa d’amore il cuore. Rispettarne il ritmo. Tutto il tempo che vuole il tempo. Tutto lo spazio che vuole lo spazio. Non meno e mai di più. Lunga è la via per il Fiume.

E’ il lavoro della vita. Togliere per essere. Il lavoro della vita. E il cuore si conforma al cuore nel tempo.

La grazia dell’abbandono arriverà.
Cosa devo fare? Stare.
Cioè? Stare.
Ho capito, ma cosa devo fare? Stare.
Vuoi dire che non devo fare niente?
Voglio dire che occorre stare, ecco tutto.

Dall’inattività l’azione come dal silenzio l’esplosione.
Dal caos l’ordine.

Guarda che accade nella stalla.
Guarda che nasce dal Vuoto.
L’Amore.

(Prefazione a “Il sentiero delle acque dolci”, autobiografia di un’individuazione maschile. DI Paolo Mombelli. Casa Editrice Serra Tarantola)