Settembre 1947. Immaginate un ragazzino di 13 anni. Indossa calzoncini, maglietta e scarpe da ginnastica. Sta fuggendo, insieme al fratello Giovanni, dalla sua amata Fiume. Senza la mamma. Senza il papà. Loro due. Da soli. Immaginateli di notte. A correre nel buio. Tra i binari della campagna. Per oltre cinque chilometri. Alla ricerca di un treno che li possa portare verso un futuro migliore. Più sicuro.
Quel ragazzino è diventato uno degli sportivi italiani nel mondo con il maggior numero di medaglie conquistate. Nella faticosa disciplina della marcia. Medaglia di bronzo ai Giochi di Roma del 1960, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, e ancora due volte campione europeo e 40 titoli italiani.
Una storia che racconta del dramma delle foibe. Di quello che migliaia di italiani hanno dovuto subire dopo la seconda guerra mondiale, quando l’Italia, sconfitta, firmò il Trattato di pace che assegnava parte delle sue terre alla Jugoslavia di Tito.
Una storia profonda. Commovente. Con un finale braccia al cielo!
“Quando siamo tornati in patria. Non abbiamo trovato la patria” Abdon Pamich